Dopo la Gloria e la Gioia è tempo della Grazia?

Il tema della possibilità e dell’impossibilità è al centro della filosofia di Emanuele Severino. Possiamo distinguere una prima e una seconda posizione dell’autore relativamente al senso della possibilità. Scopo di questo scritto è considerare queste due posizioni e vedere come esse influiscano sulla risposta alla domanda se siamo destinati al superamento dell’isolamento della terra dal destino, cioè alla Gloria della Gioia.

La riflessione di Severino parte da uno scritto di Jules Lequier:«Se la determinazione A è in potenza, la determinazione non-A è anch’essa in potenza. A e non-A, il sì e il no, cioè i contraddittori, in qualche senso coesistono dunque in potenza» (Lequier 1936, 80).
Severino si interroga sul senso di questa coesistenza dei contraddittori nell’essere in potenza.

La prima posizione
Nella prima posizione si afferma la compatibilità della possibilità di A e della possibilità di non-A nell’essere in potenza, in quanto la possibilità di A non è il contraddittorio della possibilità di non-A.
«Quando si afferma che A e non-A sono in potenza, ciò non vuol dire che A sia e non sia in potenza (nel qual caso si realizzerebbe per davvero la contraddizione): quando si afferma che è possibile andare a destra, ciò implica certamente che è possibile andare a sinistra. (…) In altri termini, dire che A e non-A esistono in potenza significa che esiste attualmente la possibilità di A e la possibilità di non-A; e la possibilità di non-A (cioè la proposizione: “non-A è possibile”) non è il contraddittorio della possibilità di A ( cioè della proposizione: “A è possibile”). E si osservi che se il contraddittorio di “A è possibile” è ”A non è possibile”, questo contraddittorio non può essere inteso come “non-A è possibile” , anche perché dal fatto che A non è possibile non segue che non-A sia possibile» (Severino 1984, 237 – 238).

La seconda posizione
Nella seconda posizione si afferma l’incompatibilità della possibilità di A e della possibilità di non-A nell’essere in potenza, in quanto la possibilità di A è l’opposto della possibilità di non-A.
«Se è possibile che A sia e che non-A sia — d’altra parte in quanto è possibile che A sia, non è possibile che non-A sia; e viceversa; cioè la possibilità che A sia non è la possibilità che non-A sia. Se queste due possibilità non differissero, A sarebbe non-A (…). Le due possibilità sono degli opposti. (…). La coesistenza della possibilità di A e della possibilità di non-A (ossia l’essere in potenza gli opposti) è qualcosa di contraddittorio. (…) “la possibilità di andare a destra”, in quanto coesistente “alla possibilità di andare a sinistra”, implica “l’impossibilità di andare a destra”  la possibilità di A, necessariamente coesistente alla possibilità di non-A, è o significa la non possibilità di A» (Severino 2005, 108 – 110).

Sulla Gloria della Gioia
Destino della necessità si conclude con la domanda:«Ma quale sentiero la terra, inoltrandosi nel cerchio dell’apparire del destino, è destinata a percorrere? È destinata alla solitudine o all’oltrepassamento della solitudine?» (Severino 1980, 597). «La “solitudine” è appunto il risultato dell’isolamento della terra dall’apparire del destino della verità» (Severino 2001, 23).
La domanda pone quindi come possibile sia la permanenza sia la non permanenza dell’isolamento della terra dall’apparire del destino della verità. «Questo non significa che esista la possibilità del sopraggiungere  e quindi la possibilità del non sopraggiungere. Il sentiero della terra è inevitabile, necessariamente imboccato e necessariamente percorso nel modo in cui è percorso. La “possibilità” riguarda soltanto il modo in cui si presenta un problema: ogni problema è già da sempre destinato alla soluzione che gli è propria, ma quando non si scorge il volto del destino “ è possibile” che la soluzione abbia questo volto o quest’altro» (Severino 2001, 94).
La Gloria risponde «mostrando che la terra è destinata a percorrere il sentiero in cui resta dispiegata all’infinito la manifestazione eterna dell’eterno e che lungo questo sentiero appare anche l’oltrepassamento definitivo della solitudine della terra» (Severino 2001, 26), cioè appare la Gloria della Gioia.
La nostra tesi è che la risposta alla domanda si sia potuta portare avanti, perché il senso della possibilità nella filosofia di Severino è passato dalla prima alla seconda posizione.
Vediamo.
La necessità della Gloria è affermata «come impossibilità dell’oltrepassante inoltrepassabile» (Severino 2001, 91). Cosa significa che è impossibile che l’oltrepassante sia inoltrepassabile? Significa che è possibile che l’oltrepassante sia oltrepassato.
Tale possibilità ha un senso diverso nel primo e nel secondo Severino.
Nel primo Severino, la possibilità che l’oltrepassante sia oltrepassato implica la possibilità che non sia oltrepassato. Infatti per la prima posizione di Severino la possibilità di A implica la possibilità di non-A e viceversa, quindi la possibilità dell’oltrepassamento implica la possibilità del non oltrepassamento. Dunque l’accadimento della Gloria della Gioia è una possibilità (nel senso sopra indicato) e in questo modo si conclude Destino della necessità.
Nel secondo Severino, invece, la possibilità che l’oltrepassante sia oltrepassato non è compatibile con la possibilità che non sia oltrepassato. Infatti nel secondo Severino la possibilità di A esclude la possibilità di non-A e viceversa, quindi, se A è possibile, non-A non è possibile; per cui, siccome è possibile che l’oltrepassante sia oltrepassato, è impossibile che non lo sia. Quindi l’accadimento della Gloria della Gioia è una necessità, come appunto viene affermato in La Gloria«L’isolamento della terra è destinato al tramonto perché è impossibile che la terra si imbatta in un luogo inoltrepassabile; se l’isolamento della terra non tramontasse e la sua contraddizione non fosse oltrepassata, esso sarebbe un luogo in cui la terra si imbatte e che essa non può oltrepassare» (Severino 2001, 125).

Perché “è impossibile che la terra si imbatta in un luogo inoltrepassabile”?
Severino risponde che se ciò accadesse ci sarebbe una contraddizione e «la contraddizione non può essere l’assolutamente incontrovertibile, ma è la negazione dell’essere sé del destino. (…)  Se, nel cerchio originario dell’apparire del destino (…) una certa determinazione di ciò che sopraggiunge in tale cerchio fosse inoltrepassabile, (…) questa inoltrepassabilità sarebbe e insieme non sarebbe, sub eodem, la verità del destino (…). Infatti, sarebbe tale verità (…) perché quell’inoltrepassabilità sarebbe la contraddittorietà (l’impossibilità, l’inesistenza) dell’oltrepassamento e tale inoltrepassabilità sarebbe, appunto, il destino della verità, l’assolutamente incontrovertibile. Non sarebbe la verità perché sarebbe l’inoltrepassabilità del contrasto tra destino e terra isolata, cioè della contraddizione costituita dalla loro contesa e la contraddizione non può essere l’assolutamente incontrovertibile,ma è la negazione dell’essere sé del destino (…) Ma è impossibile che il contraddittorio (…)  cioè l’essere e il non essere la verità del destino — sia. Dunque è impossibile che quella inoltrepassabilità, che implica tale contraddittorietà, sia» (Severino 2007, 241-242).
Ma la contraddizione è sub eodem? I due lati della contraddizione parlano della stessa oltrepassabilità? O la contraddizione si può scioglier mostrando che non parlano della medesima oltrepassabilità e che quindi la contraddizione non è sub eodem?
Noi crediamo che la contraddizione sia scioglibile mostrando che non ci sia contraddizione tra l’oltrepassabilità della contraddizione e l’inoltrepassabilità di fatto della contraddizione: il fatto che la contraddizione permanga insuperata, cioè sia di fatto insuperabile, non è in contraddizione con la superabilità della contraddizione stessa. Se allora la permanenza della contraddizione nella storia è possibile, non si dovrà dire che, se si ha l’avvento della Gloria della Gioia, esso è un accadimento di Grazia?

Riferimenti bibliografici
– Lequier, Jules. 1936. La liberté, Textes inédits. Paris: J. Vrin.
– Severino, Emanuele. 1980. Destino della necessità. Milano: Adelphi.
– Severino, Emanuele. 1984. Studi di filosofia della prassi. Milano: Adelphi.
– Severino, Emanuele. 2001. La Gloria. Milano: Adelphi.
– Severino, Emanuele. 2005. Fondamento della contraddizione. Milano: Adelphi.
– Severino, Emanuele. 2007. Oltrepassare. Milano: Adelphi.

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2 Comments

  1. Vorrei chiarire che lo studio del pensiero di Emanuele Severino a cui mi sono avvicinata da non molto tempo e che mi affascina, è molto complesso per me

    Si dovrebbe chiarire il concetto di Grazia. Se arriva dall’alto e dunque non dipende da noi, esiste a prescindere e viene concessa a discrezione di chi la elargisce. Se è un risultato da raggiungere, difficilmente possiamo esprimere a parole in cosa consista sia il percorso che il traguardo in quanto il percorso da fare prevede un superamento della terra isolata dal destino e noi siamo ancora terra isolata. Potremmo considerare Grazia l’intero viaggio della terra isolata dal destino fino al compimento del destino.

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